Qualche sera fa, invece di svagarmi giocando a The Walking Dead, mi sono fatto trascinare in due accese discussioni su Facebook. La prima era sulle primarie PD ed era stata scatenata da un’amica indecisa in cerca di spunti di riflessione pre-elettorali. Ne è seguito un confronto fra sostenitori di Renzi e Civati (Cuperlo non pervenuto) e a un certo punto qualcuno ha tirato fuori un argomento che si può riassumere così: Renzi pensa più a comunicare che ai contenuti. Come Berlusconi. A prescindere dalle simpatie politiche, che non c’entrano nulla con l’argomento di questo post, c’era qualcosa che non mi tornava in questo ragionamento, ma non capivo cosa.
Allo stesso tempo, stavo seguendo una discussione su Dibattito Scienza. A un certo punto ci si è ritrovati a parlare di comunicazione sul tema Stamina. La mia vena polemica è stata titillata da alcuni interventi dai quali traspariva quell’idea, così ben radicata, che inquadra il problema della scienza in Italia nella sola ignoranza della ggente. Idea che va spesso a braccetto con quella secondo la quale fare scienza significa muovere guerra a qualsiasi forma di irrazionalità. Qualsiasi eh, anche all’oroscopo di Brezsny o a Harry Potter (curiosa, a riguardo, la somiglianza fra questa posizione e quest’altra).
A mio parere, andare da un genitore il cui figlio ha una malattia grave e dirgli “non puoi rivolgerti a Stamina perché non è stato approvato secondo i parametri razionali del metodo scientifico” non è un approccio comunicativo particolarmente felice. A scanso di equivoci: sto parlando di comunicazione, non sto dicendo “chissenefrega del metodo scientifico”. Anyway, magari ogni tanto questo approccio funziona, ma non ci scommetterei troppo. Come alternativa, si potrebbe provare con una roba del tipo “Vuoi usare il metodo Stamina? Be’, occhio perché molte persone hanno già denunciato Vannoni e lui non rende pubblici i protocolli”. Sono entrambe verità ma una delle due ha più chance di essere ascoltata dal genitore con figlio malato (spoiler: non la prima).
Ok, sto generalizzando e per fortuna non tutti la pensano così, ma il punto rimane. C’è modo e modo di comunicare e non sempre farlo sventolando la bandiera della razionalità è l’approccio migliore. Non perché la razionalità in sé abbia qualcosa di sbagliato ma perché in certi contesti può non essere la via migliore per farsi ascoltare. Bisognerebbe anche provare a usare un po’ di empatia e adattare il messaggio in base al suo destinatario, ricordando che, in certi casi, la fiducia da parte di chi ascolta può avere un peso forse anche maggiore dei fatti. Per esempio, si potrebbero coinvolgere quelle associazioni di malati che hanno criticato il metodo Stamina, per smontare l’idea che chi è affetto da certe malattie si è schierato automaticamente con Vannoni. Però, appena si suggerisce una cosa del genere ci si sente come uno che ha appena proposto a uno jedi di cedere al lato oscuro per sconfiggere l’Impero.
“Quindi dobbiamo circuirli?”.
“C’è già Vannoni che sfrutta i malati, non possiamo farlo anche noi”.
Wait wait wait. Circuire? Sfruttare? Dare voce a dei malati che hanno liberamente scelto di opporsi alla fuffa di Stamina vuol dire sfruttarli?
Chiariamo una cosa: i fatti – che si tratti di evidenze scientifiche o contenuti politici – sono fondamentali, ma non capisco questo viscerale e diffuso disgusto per il concetto di strategia comunicativa, vista come disonesta poiché corrompe la purezza (degli ideali o della scienza, fate vobis) e consente ai cattivi di dominare. È grazie alle strategie comunicative che Berlusconi ha conquistato il nostro paese, è grazie alle strategie comunicative che Vannoni ha conquistato i cuori dei malati, è grazie alle strategie comunicative che Sauron aveva conquistato la Terra di Mezzo. Quindi, noi che siamo puri e bravi non abbiamo bisogno di ricorrere alle strategie comunicative. La verità sta nei fatti e chi non li capisce è ignorante, quindi la comunicazione va bene solo se intesa come semplificazione di un concetto affinché gli ignoranti lo capiscano. Tutto il resto è indoramento di pillole, menzogna per raggiungere uno scopo. In tre parole: circonvenzione di incapace.
Circuire. Come fa Vannoni. Come fa Berlusconi. Ed eccola che arriva, l’epifania. L’inquietante parallelismo. La comunità scientifica come la sinistra italiana, nota per la sua naturale predisposizione alla chiarezza e al consenso. Che poi è il bello di far parte di un’élite, no?
Sostenere nel XXI Secolo – come fa peraltro un nostro comune amico 😉 – che la comunicazione (o meglio, il modo di comunicare) è irrilevante, in sè o comunque in relazione alla platea di destinatari, è come sostenere che sia irrilevante scegliere se programmare una missione spaziale basandosi sulla teoria tolemaica o eliocentrica del sistema solare.