Thor lo maneggia disinvolto, lo appende all’attaccapanni, lo lancia e lo riprende al volo. Stiamo parlando del Mjolnir, il mitico martello usato in battaglia dal dio del tuono. E solo da lui. O meglio, solo da chi è ritenuto degno di brandirlo. Una clausola, questa, stabilita da Odino in persona, per evitare che un’arma così devastante finisse nelle mani sbagliate. Ma qual è la spiegazione scientifica del funzionamento del martello?
Prima di procedere, una precisazione: qui si parla di universo Marvel e non della mitologia norrena che l’ha ispirato. Anche perché riesce difficile immaginare il Thor originale che rincasa e appende il martello all’attaccapanni.
La questione del Mjolnir è stata sollevata di recente da James Kakalios, professore di fisica all’università del Minnesota e, come si evince dalla sua pagina web, discreto appassionato di fumetti. Al punto da aver scritto un libro dove usa i supereroi per spiegare la fisica. E proprio alla fisica si rivolge per cercare di capire come mai il martello di Thor diventi pesantissimo quando qualcuno, che non è il dio del tuono, prova a sollevarlo. A innescare la sua curiosità è stato un trailer di Avengers: Age of Ultron nel quale il gruppo di supereroi, fra una birra e l’altra, s’interroga sul perché nessuno possa utilizzare quest’arma.
Le domande sul tavolo sono due: come fa il Mjolnir a riconoscere chi lo impugna? E come riesce, di conseguenza, a diventare pesante?
Per quanto riguarda il primo interrogativo, Kakalios dà per buona l’idea di Tony Stark, che nel trailer ipotizza l’esistenza di una serie di bio-psico-sensori sull’impugnatura del martello in grado di identificare chi sta provando a impugnarlo e di valutare quanto sia degno. Il fisico americano sceglie quindi di concentrarsi sul problema della sollevabilità. Una prima, possibile spiegazione è che l’Uru (il minerale asgardiano di cui è fatto il martello), quando impugnato dalla persona sbagliata possa assumere la densità di una stella di neutroni, cioè la più alta conosciuta nell’universo. Il che gli conferirebbe un peso pari a circa trecento miliardi di elefanti, uno più, uno meno. Ipotesi suggestiva, ma con un difetto: quale tavolino da caffè potrebbe reggere un simile peso?
Kakalios decide di scartare questa ipotesi e prende un’altra strada. Secondo la prima legge di Newton, se un corpo è fermo la somma delle forze che agiscono su di lui è pari a zero. Quindi, nel caso del martello, fintanto che resta fermo sul tavolo la forza di gravità che lo spingerebbe verso il basso è controbilanciata dalla forza di direzione opposta che il tavolino esercita su di lui. Quando una persona cerca di sollevare il Mjolnir, applica una forza che va nella stessa direzione di quella esercitata dal tavolo; se il martello non si solleva, vuol dire che, nel momento in cui è stato impugnato da qualcuno di indegno, ha aumentato il suo peso gravitazionale in modo da bilanciare questa nuova forza. È diventato pesante, ma solo il giusto.
Com’è possibile tutto ciò? La risposta, dice Kakalios, non può che essere una: l’Uru è in grado di emettere gravitoni.