L’uomo, la natura, il cambiamento. La Trilogia dell’Area X

Da Oggiscienza, 25 novembre 2015

Lungo la costa meridionale della Florida, affacciato sul Golfo del Messico, si trova il St. Marks National Wildlife Refuge, un’area di circa 280 metri quadrati ricca di paludi, ruscelli e fiumi, che ospita orsi, serpenti, alligatori e una grande varietà di uccelli. Oltre a uno dei fari più vecchi dello Stato. Un luogo che Jeff VanderMeer conosce bene, avendone esplorato i boschi e gli acquitrini per 17 anni. Un luogo che ha giocato un ruolo fondamentale nella creazione dell’Area X, la vera protagonista della Southern Reach Trilogy, tradotta e pubblicata da Einaudi nel corso del 2015 come Trilogia dell’Area X.

VanderMeer è un prolifico e affermato scrittore americano, vincitore di svariati premi – come il Nebula, il BFSA e tre World Fantasy – nell’ambito della letteratura fantastica. A lui e a sua moglie si deve la prima definizione di un genere, il new weird, di cui VanderMeer è uno dei principali esponenti e che affonda le sue radici nelle opere di autori come Lewis Carroll e Howard Phillips Lovecraft.

E le influenze new weird nella sua trilogia non mancano, a partire proprio dall’Area X, una zona costiera che da trent’anni è sede di fenomeni insoliti e inquietanti: sparizioni di massa, riapparizioni, allucinazioni, alterazioni spaziali e temporali, fino al confine invisibile e invalicabile che isola la zona dal mondo esterno. Nei pressi dell’unico varco di accesso si trova la sede della Southern Reach, un’agenzia governativa incaricata di studiare l’Area X, la cui esistenza è celata alla popolazione dietro la cortina di un generico disastro ecologico.

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Una delle caratteristiche del new weird, secondo VanderMeer, è la commistione di elementi fantastici, fantascientifici e horror. Le stranezze che ne risultano non sono fini a sé stesse, non puntano soltanto all’esagerazione, al grottesco, alla caricatura. Al contrario, servono come innesco del sense of wonder, consentendo all’autore di creare ambientazioni bizzarre, popolate da creature bizzarre, ma che danno vita a situazioni il più possibile verosimili. La grande attenzione dedicata al rigore e alla coerenza è infatti un’altra delle caratteristiche del genere che, nel caso della Trilogia dell’Area X, è espressa dall’evidente sguardo naturalistico con cui l’autore ci guida alla scoperta non solo della misteriosa area, ma anche dell’agenzia governativa a essa complementare e dei vari personaggi che si muovono fra i due ambienti. Non a caso uno dei personaggi più importanti della serie è una biologa esperta di ambienti di transizione, che da subito sviluppa uno strano rapporto con l’ecosistema dell’Area X.

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