Le risorse fossili sono pressoché esaurite e la globalizzazione si è sgretolata. I dirigibili hanno preso il posto degli aerei e l’energia elettrica è stata sostituita da quella cinetica, accumulata tramite particolari kino-molle che sono alla base di molti strumenti, dalle macchine industriali alle pistole. Benvenuti nel 23° secolo di Paolo Bacigalupi.
Scrittore statunitense di lontane origini italiane, Bacigalupi ha conquistato gli onori delle cronache nel 2009, facendo incetta di premi letterari – Hugo, Nebula, John Wood Campbell Memorial – con il suo romanzo di esordio, La ragazza meccanica, citato dal Time fra i dieci migliori libri dell’anno. Un successo che ha portato molti critici ad accostare il suo nome a quello di William Gibson, uno dei fondatori del genere cyberpunk insieme a Bruce Sterling.
Anche l’opera prima di Bacigalupi è ambientata in un futuro prossimo cupo e distopico, segnato da profonde disuguaglianze sociali, dallo strapotere di multinazionali più influenti di molte nazioni e dal profondo impatto sociale di tecnologie spesso fuori controllo. La ragazza meccanica però si inserisce nel filone del biopunk, derivativo del cyberpunk dal quale si differenzia per il tipo di tecnologia sul quale si focalizza: non l’informatica, la bionica e la cibernetica, ma le biotecnologie. Tanto più che, nel mondo creato dallo scrittore del Colorado, il World Wide Web è un ricordo lontano.
Siamo a Bangkok, capitale del Regno della Thailandia, che tenta di sopravvivere alle sempre più preoccupanti minacce ambientali. Una è conseguenza del riscaldamento globale: l’innalzamento del livello delle acque costringe infatti i thailandesi a tenere a bada l’oceano con dighe e potenti pompe. L’altra è invece dovuta a una serie di malattie come micoruggine e cibiscosi, che hanno devastato raccolti e persone.
Pur di sopravvivere, molti paesi hanno accettato il ricatto delle compagnie caloriche, multinazionali agroalimentari che grazie ai propri ricercatori – i generipper – hanno prodotto semi resistenti alle epidemie. Semi che alcuni stati, come Birmania e Vietnam, hanno comprato a prezzi spropositati, finendo così col ridursi sul lastrico.
Ma la Thailandia ha scelto di resistere.
Istituendo un rigido embargo verso le merci provenienti dall’estero e sfruttando i propri generipper per crackare il codice dei prodotti delle multinazionali, il Regno ha potuto sfamare i propri sudditi, grazie anche al tesoro più prezioso del paese: una banca dei semi contenente il DNA di varietà estinte da tempo. Un tesoro che fa gola ad Anderson Lake, agente della AgriGen che si finge un imprenditore interessato a sviluppare kino-molle di nuova generazione mentre in realtà sta cercando di ottenere accesso alla ricchezza genetica thailandese. Il suo spionaggio si inserisce in un contesto politico teso, che vede contrapporsi i due principali centri di potere del Regno: il Ministero del Commercio, che vorrebbe aprire alle compagnie caloriche, e il Ministero dell’Ambiente, che invece mantiene le sue posizioni isolazioniste. Diversi personaggi vengono coinvolti in questo scontro sempre più intenso, e attraverso i loro occhi il lettore si immerge fra le caotiche e movimentate vie di Bangkok.
Il worldbuilding di Bacigalupi è efficace e immersivo, ricco di dettagli ed estremamente verosimile. Prendendo spunto dalla nostra realtà, lo scrittore americano elimina alcuni elementi – i combustibili fossili, internet, il mercato globale – consentendo al suo sguardo di concentrarsi su altri, accentuandone il peso all’interno del suo mondo fittizio: crisi energetica, perdita della biodiversità, aumento delle temperature, monopoli agroalimentari. Il tutto senza spezzare il flusso narrativo con spiegazioni lunghe e didascaliche, distillando le informazioni e conducendoci nel suo mondo in maniera graduale e coinvolgente. Tutte caratteristiche che rendono La ragazza meccanica un eccellente romanzo di fantascienza, ben scritto, ispirato e stimolante.