“Elementare, Watson”, esclama Sherlock Holmes rivolgendosi al fido assistente quando risolve un caso. Peccato che, nei libri di Arthur Conan Doyle, questa frase non compaia. Se vi sembra ironico che al più celebre e razionale degli investigatori sia associata una bufala, per quanto piccola, allora non conoscete la storia delle fate di Cottingley. Protagoniste di questa storia sono due cugine, Elsie Wright e Frances Griffiths, che nel 1917 scattarono alcune fotografie nelle quali comparivano delle fate. Le foto suscitarono grande scalpore e attirarono, fra gli altri, proprio l’attenzione di Arthur Conan Doyle, che credette nella loro autenticità e che morì prima che Elsie e Frances, nel 1983, confessassero che si trattava di falsi. A riprova del fatto che anche il padre di un simbolo del pensiero razionale coltivava passioni che non esitiamo a definire irrazionali ed era tutt’altro che immune al pregiudizio di conferma.
Entrambe queste vicende sono citate in Cacciatori di bufale, un libro scritto da Chiara Segré e Fulvia Degl’Innocenti, rivolto soprattutto a un pubblico di ragazzi – e ai loro insegnanti e genitori – con lo scopo di farli diventare veri e propri indagatori del mistero, riconoscendo e smascherando notizie infondate e false.
La prima parte del testo è una raccolta di alcune fra le bufale più famose, divise per categorie: storiche, scientifiche, mediatiche, linguistiche, fino alle leggende metropolitane e alle pubblicità ingannevoli. Segré (divulgatrice scientifica) e Degl’Innocenti (giornalista) le raccontano con un linguaggio semplice ma mai banale, forti della loro esperienza con i libri per ragazzi.
Ma la parte senz’altro più interessante del libro è la seconda. Da un semplice elenco di bufale e leggende metropolitane, si passa infatti a una guida per novelli indagatori del mistero, che insegna loro un approccio investigativo basato sull’informarsi, raccogliere prove, formulare ipotesi e metterle alla prova. Cioè sull’applicazione del metodo scientifico. Cacciatori di bufalequindi non è solo un manuale per giovani debunker, ma anche una guida introduttiva all’approccio con cui gli scienziati vagliano le loro ipotesi di studio.
Tant’è che si sofferma anche su due pilastri di questo metodo – l’onere della prova e il rasoio di Occam – troppo spesso ribaltati o semplicemente ignorati da chi diffonde bufale. E, nel corso del libro, si parla anche di pregiudizio di conferma, di esperimenti in doppio cieco e campioni di controllo, di domande induttive e attenzione selettiva.
Il metodo di indagine non è quindi puramente teorico, ma proattivo: le autrici prendono alcuni bufale classiche, dalla rabdomanzia alle foto di UFO o fantasmi, spiegando ai lettori come applicare gli strumenti appena appresi per verificarne la fondatezza. Con tanto di esperimenti pratici, come quello già effettuato dal CICAP in collaborazione con Focus per riprodurre uno dei famigerati cerchi nel grano. Senza bisogno di alieni.