Pirati non-morti, Barbanera, il vudù, la Fontana della Giovinezza. No, non sto parlando del quarto film dei Pirati dei Caraibi ma del libro da cui è stato – molto liberamente – tratto (e che ha anche ispirato la serie di Monkey Island): Mari stregati, di Tim Powers, le cui atmosfere sono parecchio diverse da quelle scanzonate dei film e surrealmente comiche dei videogiochi. Anche per questo spiace vedere Jack Sparrow sulla copertina dell’edizione italiana, perché davvero non c’entra nulla. Comunque, il libro è coinvolgente e ben scritto, arrivato a metà perde qualche colpo e Powers forza un po’ la trama per riportare il tutto in carreggiata, mentre il finale è forse un po’ troppo ingarbugliato. Però i personaggi non sono male, soprattutto i tre antagonisti, e la storia è molto avventurosa.
Fra Tenebra e Abisso: La Megera è un librogame in formato digitale di Dario Leccacorvi, A.M. Antigone Barbera, Alessandro Alaia e Diego Barbera. È il secondo capitolo della serie Fra Tenebra e Abisso, che prende tutto quello che c’era di buono nel primo episodio e fa ulteriori passi avanti. Il sistema di gioco è semplice ma ben bilanciato e non superficiale; la storia è tutt’altro che banale e ricca di sfumature; le scelte che il giocatore può prendere sono ben costruite e non punitive come in alcuni vecchi librigame. E anche la scrittura, asciutta ed essenziale ma non povera, è un punto a favore.
La storia è sempre quella: nella vita di un quarantenne che ha trovato la stabilità amorosa ricompare una vecchia fiamma di vent’anni prima, succedono cose, la stabilità si incrina ma poi si ricostituisce. L’unica cosa che Una notte a Roma di Jim aggiunge a questo schema sono i disegni, molto belli e curati. La storia di crisi e redenzione di Raphael è infatti scontatissima in tutte le sue componenti e il fulcro del fumetto è la sua ex, Marie. Non perché il suo personaggio sia ben caratterizzato e interessante; al contrario, è completamente appiattito sul suo splendido aspetto fisico, le lunghe gambe sempre in mostra (fin dalla copertina), la frangetta sexy, lo sguardo affascinante, il corpo flessuoso. Marie è fighissima, Marie è idealizzata, Marie è inconsistente. E i dialoghi legnosetti non aiutano certo a renderla più interessante – cosa che vale anche per gli altri personaggi, comunque. Da sfogliare per gustarsi le immagini, anche di Roma, non solo di Marie.
Il mondo è allo sfascio ma Violetta Bellocchio non spiega nei dettagli come e perché. A volte lascia emergere qualche accenno, un riferimento alle epidemie di morbillo qui, un altro al calo demografico là, me niente di troppo preciso. Ed è giusto così. La festa nera è un romanzo di atmosfere e suggestioni, un post-apocalittico senza le classiche apocalissi cui siamo abituati. L’umanità sopravvive e si reinventa, come dimostrano le cinque comunità della Val Trebbia che i protagonisti visitano per girare documentari da pubblicare su YouTube. C’è molto Cuore di tenebra nel loro viaggio, che ha come obiettivo finale la misteriosa figura di un guaritore chiamato il Padre. La caratterizzazione delle cinque comunità e dei modi con cui cercano di affrontare la nuova realtà è la parte più affascinante del romanzo, per il modo in cui Bellocchio ne racconta i membri, le usanze, le rinunce e i rituali. Meno coinvolgente è la vicenda dei tre protagonisti, narrata dal punto di vista di una di loro.
Non conoscevo Lavie Tidhar e ho letto Central Station fidandomi della casa editrice e del traduttore. E ho fatto bene, perché è una bomba di cui parlerò ancora e in maniera più approfondita. Per ora mi limito a dire che è uno splendido incontro di fantascienza, spiritualità e magia, fra vampiri che si nutrono di dati, entità digitali, amore in varie forme, robot reduci che mendicano vodka e pezzi di ricambio, oracoli, memorie incontrollabili, artisti divini e quant’altro.
Ogni volta che leggo qualcosa di Michael Swanwick resto sempre più affascinato dal suo modo di scrivere e dalle sue idee. The Mongolian Wizard è un racconto di una ventina di pagine che non sarà l’apice della sua produzione ma ne è comunque un ottimo esempio, tenendo conto che non è autoconclusivo ma è il primo di una serie ambientata in un’Europa alternativa che deve fronteggiare l’incombente minaccia del Mongolian Wizard, fra maghi, spie, complotti e alleanze. E le solite belle idee di Swanwick. Ne sono già usciti sette e ne sono previsti altri quattordici, secondo i piani dell’autore.