Da Oggiscienza, 20 giugno 2018
John Desmond Bernal, scienziato irlandese e pioniere dell’uso della cristallografia a raggi X nella biologia molecolare, le ha considerate “fra le più belle fotografie a raggi X di una sostanza che siano mai state realizzate”.
Le nitide immagini di una singola fibra di DNA, ottenute dalla chimica e cristallografa inglese Rosalind Franklin, giocarono un ruolo determinante nella scoperta della struttura a doppia elica del DNA. In particolare la celebre Foto 51, che è anche al centro della trama di Foto 51: il segreto del DNA (151 pagine, 12 €) il nuovo romanzo per ragazzi scritto da Chiara Segré per Notes Edizioni. Un romanzo che riesce, in maniera efficace e scorrevole, a coniugare la narrazione e la divulgazione sia scientifica sia storica.
Annie è un’intraprendente quattordicenne che, nel 1952, si ritrova per le mani la foto 51 e si mette in cerca della sua proprietaria, aiutata da alcuni amici. Si ritrova così coinvolta in una losca vicenda di furto di dati scientifici, rivalità e ambizione, e incontra alcuni dei principali protagonisti di un’accesa disputa scientifica.
Rosalind Franlkin non ricevette il giusto riconoscimento per il suo lavoro: il 25 aprile del 1953, James Watson e Francis Crick, dell’Università di Cambridge, pubblicarono su Nature il modello a doppia elica limitandosi ad ammettere, in una riga, di essere stati stimolati dalle idee e dai risultati non pubblicati di Franklin e di Maurice Wilkins (suo collega al King’s College). I due articoli successivi dello stesso numero della rivista erano firmati uno da Wilkins e uno dalla stessa Franklin e dal suo dottorando Raymond Gosling (che confermava la validità del modello a doppia elica), ma il merito della scoperta venne attribuito a Watson e Crick.
I due scienziati di Cambridge erano in competizione con il biochimico americano Linus Pauling, che aveva già pubblicato una prima ipotesi di modello del DNA ma a tripla elica, e quando Wilkins informò Watson delle foto realizzate da Rosalind Franklin capirono di avere l’elemento mancante per lo sviluppo del loro modello. La loro ambizione, i cattivi rapporti fra Wilkins e Franklin, il litigio che quest’ultima ebbe con Watson quando lui la visitò nel suo laboratorio, e le circostanze poco chiare relative al modo in cui Watson poté visionare le foto, generarono una profonda controversia, inasprita dalla vittoria del Nobel per la Medicina da parte di Watson, Crick e Wilkins, nel 1962. Non sapremo mai se anche Rosalind Franklin lo avrebbe vinto: morì il 15 aprile del 1958, a soli 38 anni, per un tumore alle ovaie. E il Premio Nobel non può essere attribuito postumo.
Segré arricchisce questa vicenda con unatrama da thrillerche gioca con le aspettative del lettore e, pur seguendo uno schema narrativo piuttosto lineare, riesce a regalare un bel colpo di scena finale, anche per il lettore che conosce la controversia scientifica. La parte romanzata infatti si amalgama bene con quella storica e serve all’autrice per raccontare luci e ombre della ricerca scientifica; se da un lato Segré esalta la passione, la curiosità e la sfida intellettuale che sono alla base dell’attività dello scienziato, dall’altro sottolinea anche la sua natura umana e le sue inevitabili debolezze. «Essere uno scienziato non ti mette al riparo dalle seduzioni del potere, della presunzione o della ricerca della gloria», dice Linus Pauling, cui Annie e i suoi amici si rivolgono per un aiuto nell’indagine. Impietosa, in questo senso, la rappresentazione – quasi sempre indiretta, i protagonisti li incontrano di sfuggita una sola volta ma ne sentono spesso parlare – che l’autrice fa di Watson e Crick, descritti come ricercatori più ambiziosi e sbruffoni che capaci.