Le storie che ispirano gli scienziati del futuro

Da Micron, 4 dicembre 2015

Il futuro è un territorio singolare, un ecosistema altamente complesso i cui rapidi mutamenti sono spesso difficili da prevedere. Gli scenari che si profilano all’orizzonte – dal cambiamento climatico alla privacy dei dati, dall’esplosione demografica all’allungamento della vita – portano con sé una serie di conseguenze e di problematiche più o meno evidenti.

Tanti sono gli esperti che si avventurano nell’esplorazione di questo territorio per cercare di prevederne l’evoluzione e l’impatto sulla società: scienziati, politici, economisti, sociologi, filosofi, giornalisti. Non ultimi fra questi esploratori sono i tanti scrittori, registi, sceneggiatori e disegnatori che hanno cercato di immaginare le possibili trasformazioni e derive cui potrebbe andare incontro il nostro mondo. Non è un caso, dunque, se le tante preoccupazioni per ciò che ci riserva l’immediato futuro abbiano condizionato l’immaginario fantascientifico degli ultimi decenni, caratterizzato da un pessimismo diffuso, quasi endemico.

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L’uomo, la natura, il cambiamento. La Trilogia dell’Area X

Da Oggiscienza, 25 novembre 2015

Lungo la costa meridionale della Florida, affacciato sul Golfo del Messico, si trova il St. Marks National Wildlife Refuge, un’area di circa 280 metri quadrati ricca di paludi, ruscelli e fiumi, che ospita orsi, serpenti, alligatori e una grande varietà di uccelli. Oltre a uno dei fari più vecchi dello Stato. Un luogo che Jeff VanderMeer conosce bene, avendone esplorato i boschi e gli acquitrini per 17 anni. Un luogo che ha giocato un ruolo fondamentale nella creazione dell’Area X, la vera protagonista della Southern Reach Trilogy, tradotta e pubblicata da Einaudi nel corso del 2015 come Trilogia dell’Area X.

VanderMeer è un prolifico e affermato scrittore americano, vincitore di svariati premi – come il Nebula, il BFSA e tre World Fantasy – nell’ambito della letteratura fantastica. A lui e a sua moglie si deve la prima definizione di un genere, il new weird, di cui VanderMeer è uno dei principali esponenti e che affonda le sue radici nelle opere di autori come Lewis Carroll e Howard Phillips Lovecraft.

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La lotta alle pandemie, fra gioco e narrazione

Da Oggiscienza, 11 novembre 2015

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Quella della malattia globale è una paura diffusa nella nostra società. Una paura che si riflette nelle tante storie che hanno a che fare con il propagarsi di un morbo, che sia quello realistico raccontato da Steven Soderbergh in Contagion, quello fantascientifico del Pianeta delle scimmie o quello sovrannaturale delle tante epidemie zombie o dei vampiri di The Strain. Una paura che ci piace esorcizzare leggendo storie post-apocalittiche dove l’umanità è stata messa in ginocchio da un virus, o guardando film e serie tv che raccontano l’angoscia di una lotta contro un nemico invisibile. O magari anche affrontando e sconfiggendo queste malattie in un gioco. Proprio questa è l’idea alla base di Pandemia, una fortuna serie di boardgame inventata da Matt Leacock nel 2007 ed edita in Italia da Asterion.

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Joe Lansdale. Dal Texas a Trieste passando per la fantascienza

Da Wired, 9 novembre 2015

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Joe Lansdale è alto e schietto, con un’intensa parlata texana. Era in Italia per presiedere la giuria internazionale del Premio Asteroide del Trieste Science+Fiction Festival (vinto ieri dall’australiano Wyrmwood). L’abbiamo incontrato al Teatro Miela, dove hanno avuto luogo buona parte delle proiezioni che hanno animato la città, e la nostra chiacchierata non poteva che cominciare proprio dal concetto di genere letterario. E già qui Lansdale è stato netto. “È un’etichetta che non ha nulla a che vedere con la qualità”, ci ha detto. “Per me esiste un solo genere: la fiction. E al suo interno ci sono buoni libri, pessimi libri e libri mediocri. Chiudere una storia in una scatola con una targhetta sopra serve soprattutto per questioni di marketing, oppure per cercare di orientarsi. Non critico chi lo fa, ma è una distinzione che non mi interessa, né ho problemi quando mi definiscono un autore di genere. Se sono un buon autore di genere significa che sono un buon scrittore, e per me è questo quello che conta”.

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