Man mano che ci si avvicina a Downtown, il loro numero comincia ad aumentare. Alcuni li identifichi subito: hanno già i loro zaini-borsa e i loro badge, che ti vien voglia di sbirciare per capire se sono visitatori, espositori, professionisti o che altro. Altri ne sono sprovvisti, ma li riconosci comunque dalle magliette, dalle spille sulle borse e da quell’eccitazione che chiunque sia stato qualche volta a Lucca ha imparato a riconoscere nelle file di persone che camminano lungo le mura.
A tutto ciò, aggiungeteci i trolley, i bus, i palazzi. Ovunque, l’immancabile occhietto.
Lungo il tragitto scambio due chiacchiere con qualche veterano, che mi parla di quando, neanche troppo tempo fa, trovare dei biglietti non era una lotteria folle come adesso e non c’erano code estenuanti da affrontare. Di quando c’erano più comic e meno Hollywood.
Ma io ci arrivo da verginello e i confronti con il passato mi interessano fino a un certo punto.
È luglio, sono a San Diego e sto per partecipare all’evento cui ogni nerd che si rispetti sogna di andare, almeno una volta nella vita.