Ve l’ho già detto che sono stato al Comic-Con?

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Man mano che ci si avvicina a Downtown, il loro numero comincia ad aumentare. Alcuni li identifichi subito: hanno già i loro zaini-borsa e i loro badge, che ti vien voglia di sbirciare per capire se sono visitatori, espositori, professionisti o che altro. Altri ne sono sprovvisti, ma li riconosci comunque dalle magliette, dalle spille sulle borse e da quell’eccitazione che chiunque sia stato qualche volta a Lucca ha imparato a riconoscere nelle file di persone che camminano lungo le mura.

A tutto ciò, aggiungeteci i trolley, i bus, i palazzi. Ovunque, l’immancabile occhietto.

Lungo il tragitto scambio due chiacchiere con qualche veterano, che mi parla di quando, neanche troppo tempo fa, trovare dei biglietti non era una lotteria folle come adesso e non c’erano code estenuanti da affrontare. Di quando c’erano più comic e meno Hollywood.

Ma io ci arrivo da verginello e i confronti con il passato mi interessano fino a un certo punto.

È luglio, sono a San Diego e sto per partecipare all’evento cui ogni nerd che si rispetti sogna di andare, almeno una volta nella vita.

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Cosa ho imparato da un corso sui supereroi

Da Wired, 26 giugno 2015

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Sull’onda del successo di saghe cinematografiche come quelle di Batman o degli Avengers, e di serie televisive come la recente e acclamata Daredevil, viene da chiedersi se non sia da tempo iniziata una nuova era nella storia dei supereroi made in USA. Una domanda, questa, che viene posta alla fine di un corso online che lo Smithsonian Natural Museum of American History ha organizzato in collaborazione con la piattaforma edX.

L’intento del corso, fruibile gratuitamente e svoltosi dal 6 maggio al 3 giugno, con una lezione a settimana, è evidente fin dal titolo: The rise of superheroes and their impact on pop culture analizza infatti la storia dei supereroi americani dalle origini ai giorni nostri, seguendo in parallelo i cambiamenti storici e sociali che hanno influito sulla natura e le dinamiche dei suoi protagonisti.

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La scienza in Game of Thrones

Da Wired, 19 giugno 2015

Che bello, il mio babbo mi porta sempre con sé.

Romanzi storici in un mondo inventato. Così è stata definita la saga di Game of Thrones di George Martin. Lo scrittore americano non ha mai nascosto le documentate basi storiche su cui ha costruito la sua ambientazione, a partire dalla Guerra delle due Rose che, nella seconda metà del XV secolo, vide contrapporsi York e Lancaster. Il crudo realismo è infatti uno dei marchi di fabbrica di questa saga che, sia nella sua versione cartacea sia in quella televisiva, sta mietendo successi e facendo parlare molto di sé, soprattutto per le morti scioccanti che caratterizzano i finali di ogni stagione.

La scienza può essere un ottimo strumento per misurare la verosimiglianza di un’ambientazione inventata. Su Wired questa strada era già stata intrapresa nei confronti di alcuni dei fenomeni più caratteristici del mondo creato da Martin, come draghi, metalupi e il singolare ciclo stagionale. Ma ci sono altri aspetti di questo mondo tanto spietato quanto affascinante che la scienza può provare a spiegare. Vediamone alcuni [attenzione, ci sono SPOILER dalla prima alla quinta stagione di Game of Thrones].

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Gli scienziati più improbabili del cinema

Da Wired, 27 febbraio 201504 - Gli scienziati più improbabili del cinema 1

Alan Turing e Stephen Hawking sono i più recenti membri di una lista di scienziati che hanno conquistato il grande schermo, con risultati altalenanti (nonostante l’Oscar a Eddie Redmayne per La teoria del tutto) a causa dell’eterno conflitto fra necessità drammaturgiche e attendibilità storico-scientifica. In molti casi, infatti, le loro personalità e le vicende di cui sono stati protagonisti sono state adattate secondo lo stereotipo dominante dello scienziato, che lo vuole geniale ed eccentrico ma anche socialmente distaccato se non addirittura inetto.

Ma il mondo del cinema è anche ricco di scienziati inventati, che il più delle volte sono del tutto in linea con tale stereotipo – con alcune notevoli eccezioni – e la cui credibilità scientifica è spesso traballante, a volte ai limiti del ridicolo.

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