Ci volevano le vacanze per ridare fiato al mio bisogno di narrativa, arenatosi chissà dove fra un articolo, un’intervista e l’ennesima revisione dell’ennesima tesi. Ci volevano le vacanze e Michael Chabon.
Doveva chiamarsi Ebrei con la spada, poi Chabon ha optato per Gentlemen of the road, che in italiano è infine diventato Cronache di principi e viandanti. Di solito contesto le traduzioni dei titoli stranieri – in genere di film – che si scostano troppo dall’originale, ma qui mi sono trovato davanti a una fortunata eccezione. “Cronache” è una di quelle parole in grado di piombare nel mio immaginario e rimettere in moto tutti i suoi macchinari, spingendoli a pieno ritmo. È una parola che evoca grandi imprese, viaggi, conflitti, inganni, che celebra eroi e antagonisti, vittime e carnefici, amici e traditori. È una delle parole più infarcite di avventura che mi venga in mente. E Cronache di principi e viandanti è esattamente questo: un’avventura, sospesa fra ironia, epica e malinconia, con personaggi che Chabon tratteggia con poche, splendide pennellate e che, pur restando nei canoni del genere, sono vivi e caratteristici, ben lontani dalla solita riproposizione dei soliti stereotipi. Il solo difetto che ho imputato a questo libro è di essere volato via in un amen.