Rileggendo il mio post su scienza e generi narrativi mi è tornato in mente il ciclo di Hyperion. L’avete presente? Il primo romanzo di questa saga è costituito da una trama principale su cui si innestano sei racconti, ciascuno narrato da un diverso protagonista, tipo I racconti di Canterbury (non sono io che faccio il colto, è Wikipedia che suggerisce). L’ambientazione è indubbiamente fantascientifica: miriadi di pianeti, viaggi interstellari, intelligenze artificiali. Un trionfo di space opera, insomma. E a livello di scienza?
Autore: Greylines
A ciascun genere la sua disciplina
Un po’ di tempo fa avevo preso spunto da questo articolo di Annalee Newitz per parlare di come la scienza possa essere più importante di quanto ci si aspetti nella narrativa fantasy, lasciando però in sospeso una questione: quale disciplina scientifica si sposa meglio con draghi, orchi e stregoni?
Nel suo articolo, Newitz prova a dare una risposta: il fantasy tende a incorporare più elementi dalle scienze biologiche e naturali, mentre la fantascienza è più ricca di particolari riguardanti astronomia, fisica e ingegneria. Ci sta, dopotutto in entrambi i generi il tema del viaggio è molto sentito ma mentre nel primo vengono in genere esplorati ambienti diversi dello stesso pianeta, nel secondo ci si concentra di più su viaggi interplanetari. Piante, animali e condizioni climatiche avverse da un lato; balzi spazio-temporali e variazioni di gravità dall’altro. Conclude Newitz:
Of course there are SF authors who create realistic aliens, and many who write well-informed stories about near-term climate change. Those are the welcome exceptions. If you want good environmental science, fantasy is the genre these days that delivers.
Ma è davvero così?
Di vermi, virus e vampiri
L’horror è uno di quei generi che ha più volte preso spunti dalla scienza. Gli esempi sono tanti ma qui parlerò di uno in particolare: il rapporto fra agenti infettivi (reali) e non-morti. Tutti voi starete già pensando alle varie declinazioni del virus zombie ma di queste mi occuperò un’altra volta, perché in cima alla mia personale classifica di morti viventi preferiti ci sono senza dubbio i vampiri.
L’idea che il vampirismo sia causato da un qualche tipo di agente infettivo non è certo nuova. Spulciando in rete per preparare questo post ho addirittura trovato una divertente storiella su una bufala storica a proposito dell’origine biologica del vampirismo. Ma torniamo a noi. L’esempio più illustre di microrganismo vampirico contagioso lo si trova in Io sono leggenda. Nel romanzo di Matheson, a trasformare gli esseri umani in creature non-morte e assetate di sangue è un batterio, come scoprirà il protagonista, Robert Neville, analizzando il loro sangue.