Caro Augias… anche no

Lunedì 7 aprile è andata in onda su Rai3 la prima puntata della nuova trasmissione di Corrado Augias, Visionari. Protagonista: Charles Darwin.

Filo conduttore della puntata non è tanto il contributo scientifico del grande scienziato, come si potrebbe pensare, quanto lo scontro fra scienza e fede. Si passa quindi da un’intervista impossibile a Darwin stesso – col padrone di casa che gli dice “lei in pratica ha voluto sostituire Dio con una scimmia” – a un servizio sulla legge 40, da Cesare Lombroso a un medley di risposte di bambini alla domanda “cosa pensate che sia l’evoluzione?”, in un calderone dove finiscono anche alcune interviste a ospiti in studio.

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Questioni di tifo

Un paio di settimane fa sono stato al Darwin Day di Terni, a parlare di antidarwinismo. È stato un bell’incontro, cui è seguito un dibattito vivace e stimolante. Avevo iniziato a scrivere un resoconto della giornata ma poi i pensieri hanno preso la strada che volevano loro e quindi eccomi qui a parlare di tifo. Quello da stadio, per intenderci.

Non sono un appassionato di calcio e ho sempre osservato da esterno le discussioni fra i tanti amici tifosi. Tifare vuol dire sentirsi parte di un gruppo, dimostrare lealtà e sostenersi a vicenda, anche quando si tratta di reclamare un fuorigioco o insultare un arbitro e tutta la sua stirpe andando a ritroso di parecchie generazioni. Niente di nuovo sotto il sole, dinamiche del genere sono studiatissime e, ovviamente, non si limitano al calcio. Sono molto diffuse, per esempio, anche in politica, dove chiunque abbia un colore politico anche solo minimamente diverso dal proprio ha spesso torto a prescindere.

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Fidati di me, ‘gnurant

Sulla Lettura del Corriere di oggi c’è un articolo di Stefano Gattei sull’annoso tema “scienza vs. pseudoscienza”. Si parla della necessità di rispettare determinate regole – sia per tutelare i malati dalle truffe, sia per evitare gli sprechi di denaro pubblico – con ampio riferimento al caso Stamina. Poi si allarga il tiro, citando il recente libro di Massimo Pigliucci e Maarten Boudry, dal titolo più che eloquente: Philosophy of pseudoscience. Recondidering the demarcation problem. Fra i tanti aspetti affrontati dai due studiosi, Gattei ne sottolinea uno particolarmente interessante: l’accettazione della pseudoscienza non è solo una questione di ignoranza scientifica ma coinvolge anche

“le fallacie in cui incorre frequentemente il linguaggio comune, i pregiudizi cognitivi e il ruolo svolto dall’ideologia”.

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Circonvenzione di incapace

Qualche sera fa, invece di svagarmi giocando a The Walking Dead, mi sono fatto trascinare in due accese discussioni su Facebook. La prima era sulle primarie PD ed era stata scatenata da un’amica indecisa in cerca di spunti di riflessione pre-elettorali. Ne è seguito un confronto fra sostenitori di Renzi e Civati (Cuperlo non pervenuto) e a un certo punto qualcuno ha tirato fuori un argomento che si può riassumere così: Renzi pensa più a comunicare che ai contenuti. Come Berlusconi. A prescindere dalle simpatie politiche, che non c’entrano nulla con l’argomento di questo post, c’era qualcosa che non mi tornava in questo ragionamento, ma non capivo cosa.

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