Quando la scienza si fa weird

A ottobre, Oggiscienza ha ospitato uno speciale sulla scienza nella fantascienza e mi hanno chiesto di scrivere qualcosa. Io mi sono fatto prendere la mano e ho prodotto un po’ di roba, che ora ripropongo qui. Il secondo pezzo era un’intervista a Monte Cook, autore di giochi di ruolo.

 

 

Introducing Monte

“Amo la scienza, soprattutto le sue teorie e le sue idee più innovative. Sono affascinato dai computer quantistici, dalle nanotecnologie, dalle biotecnologie.” Parole di Monte Cook, game designer e scrittore che da più di vent’anni lavora nell’ambito dei giochi di ruolo. Quelli originali, dove dadi, carta e matite sono gli strumenti per immergersi nelle ambientazioni più fantasiose. Poi sono stati scoperti dai videogiochi che sì, certo, migliorano di anno in anno, sono avvincenti, evocativi e tutto quanto, ma quando si tratta di ‘giocare di ruolo’, non c’è niente di meglio di dadi, carta e matite.

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Di vermi, virus e vampiri

Giochi seri sui vampiriL’horror è uno di quei generi che ha più volte preso spunti dalla scienza. Gli esempi sono tanti ma qui parlerò di uno in particolare: il rapporto fra agenti infettivi (reali) e non-morti. Tutti voi starete già pensando alle varie declinazioni del virus zombie ma di queste mi occuperò un’altra volta, perché in cima alla mia personale classifica di morti viventi preferiti ci sono senza dubbio i vampiri.

L’idea che il vampirismo sia causato da un qualche tipo di agente infettivo non è certo nuova. Spulciando in rete per preparare questo post ho addirittura trovato una divertente storiella su una bufala storica a proposito dell’origine biologica del vampirismo. Ma torniamo a noi. L’esempio più illustre di microrganismo vampirico contagioso lo si trova in Io sono leggenda. Nel romanzo di Matheson, a trasformare gli esseri umani in creature non-morte e assetate di sangue è un batterio, come scoprirà il protagonista, Robert Neville, analizzando il loro sangue.

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Attivisti e non. L’importanza di fare distinzioni

05 - Questioni di tifo (13 marzo 2014)La scorsa settimana avevo pubblicato la lettera che Alessandro Chiometti, presidente dell’associazione Civiltà Laica di Terni, mi aveva scritto per discutere di antidarwinismo e della mia critica all’uso indiscriminato del termine “creazionista” (di cui avevo parlato qui). Pubblico ora la mia risposta a quella lettera e ne approfitto per ringraziare Alessandro dell’occasione di dibattito.

Caro Alessandro,

Rispondo con piacere alla tua lettera, nella quale hai sollevato un punto molto importante; riferendoti a coloro che usano gli stessi argomenti dei creazionisti per criticare la teoria dell’evoluzione, mi hai chiesto “perché dovrei giudicarli meno severamente di colui che per lo meno lo dichiara che lo fa per ragioni di fede?”.

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Le categorie servono?

Alessandro Chiometti, dell’associazione Civiltà Laica di Terni, mi ha scritto a proposito della controversia antidarwinista. Pubblico con piacere la sua lettera e nei prossimi giorni posterò anche la mia risposta.

 

“Caro Michele, ho letto e riletto spesso il tuo articolo che abbiamo pubblicato anche noi di Civiltà Laica “Questioni di tifo” ed anche la tua ultima critica a Corrado Augias (che posso solo presumere che sia giusta dato che non ho guardato il programma in oggetto).

Come è ovvio concordo nella gran parte delle questioni che tu sollevi però c’è un piccolo sassolino dalla scarpa che mi vorrei togliere.

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