Gipi e i suoi Bruti, fra gioco e narrazione

Da Wired, 29 ottobre 2015

Stavo vincendo, giuro. Poi la legge ci ha interrotto.

Stavo vincendo, giuro. Poi la legge ci ha interrotto.

Seduti al tavolo di un ristorante, dopo aver mangiato e chiacchierato, arriva il momento di sfoderare le carte. Spostiamo tovaglioli, tazzine e bicchieri per lasciare spazio a quella che presto diventerà la Fossa, nella quale io e Gianni Pacinotti, in arte Gipi, manderemo due guerrieri a scontrarsi. Sto per sfidarlo a Bruti, il gioco che lui stesso ha ideato, sviluppato e disegnato, e che verrà presentato giovedì 29 al Lucca Comics & Games. Fino al 1 novembre sarà disponibile in preordine sul BrutiShop, dopodiché verrà distribuito nei negozi da Asterion Press. Sono uno dei 1216 che hanno supportato il crowdfunding che ha consentito la realizzazione del gioco e sono impaziente di vedere da vicino le carte che lo compongono. Le osservo mentre Gianni prepara i mazzetti: volti segnati, sguardi minacciosi, teschi, lame e sangue. La domanda viene spontanea: perché un gioco di bruti che si massacrano in un’arena?

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Esordio nel self-publishing

22 - Esordio nel self-publishing (cover)

Alcuni anni fa trovai la strada che cercavo.

Avevo alle spalle svariati tentativi iniziati e mai conclusi, tutta colpa di una scarsa consapevolezza del cosa volessi raccontare e del come volessi farlo. Poi la situazione si sbloccò e pian piano, pezzo dopo pezzo, il romanzo prese forma. Avevo trovato la cornice giusta nella quale infilare tutta una serie di idee e suggestioni, dai tarocchi – che ho iniziato ad amare grazie a JoJo – alla meta-narrativa, senza dimenticare l’imprescindibile Calvino e la teoria dell’evoluzione. Uno dei protagonisti prese il nome da uno dei più subdoli e ammirevoli avversari dei Cavalieri dello Zodiaco, altri due erano nati anni prima grazie ai giochi di ruolo insieme ad alcuni comprimari.

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Ve l’ho già detto che sono stato al Comic-Con?

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Man mano che ci si avvicina a Downtown, il loro numero comincia ad aumentare. Alcuni li identifichi subito: hanno già i loro zaini-borsa e i loro badge, che ti vien voglia di sbirciare per capire se sono visitatori, espositori, professionisti o che altro. Altri ne sono sprovvisti, ma li riconosci comunque dalle magliette, dalle spille sulle borse e da quell’eccitazione che chiunque sia stato qualche volta a Lucca ha imparato a riconoscere nelle file di persone che camminano lungo le mura.

A tutto ciò, aggiungeteci i trolley, i bus, i palazzi. Ovunque, l’immancabile occhietto.

Lungo il tragitto scambio due chiacchiere con qualche veterano, che mi parla di quando, neanche troppo tempo fa, trovare dei biglietti non era una lotteria folle come adesso e non c’erano code estenuanti da affrontare. Di quando c’erano più comic e meno Hollywood.

Ma io ci arrivo da verginello e i confronti con il passato mi interessano fino a un certo punto.

È luglio, sono a San Diego e sto per partecipare all’evento cui ogni nerd che si rispetti sogna di andare, almeno una volta nella vita.

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Cosa ho imparato da un corso sui supereroi

Da Wired, 26 giugno 2015

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Sull’onda del successo di saghe cinematografiche come quelle di Batman o degli Avengers, e di serie televisive come la recente e acclamata Daredevil, viene da chiedersi se non sia da tempo iniziata una nuova era nella storia dei supereroi made in USA. Una domanda, questa, che viene posta alla fine di un corso online che lo Smithsonian Natural Museum of American History ha organizzato in collaborazione con la piattaforma edX.

L’intento del corso, fruibile gratuitamente e svoltosi dal 6 maggio al 3 giugno, con una lezione a settimana, è evidente fin dal titolo: The rise of superheroes and their impact on pop culture analizza infatti la storia dei supereroi americani dalle origini ai giorni nostri, seguendo in parallelo i cambiamenti storici e sociali che hanno influito sulla natura e le dinamiche dei suoi protagonisti.

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