La scienza in Game of Thrones

Da Wired, 19 giugno 2015

Che bello, il mio babbo mi porta sempre con sé.

Romanzi storici in un mondo inventato. Così è stata definita la saga di Game of Thrones di George Martin. Lo scrittore americano non ha mai nascosto le documentate basi storiche su cui ha costruito la sua ambientazione, a partire dalla Guerra delle due Rose che, nella seconda metà del XV secolo, vide contrapporsi York e Lancaster. Il crudo realismo è infatti uno dei marchi di fabbrica di questa saga che, sia nella sua versione cartacea sia in quella televisiva, sta mietendo successi e facendo parlare molto di sé, soprattutto per le morti scioccanti che caratterizzano i finali di ogni stagione.

La scienza può essere un ottimo strumento per misurare la verosimiglianza di un’ambientazione inventata. Su Wired questa strada era già stata intrapresa nei confronti di alcuni dei fenomeni più caratteristici del mondo creato da Martin, come draghi, metalupi e il singolare ciclo stagionale. Ma ci sono altri aspetti di questo mondo tanto spietato quanto affascinante che la scienza può provare a spiegare. Vediamone alcuni [attenzione, ci sono SPOILER dalla prima alla quinta stagione di Game of Thrones].

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Gli scienziati più improbabili del cinema

Da Wired, 27 febbraio 201504 - Gli scienziati più improbabili del cinema 1

Alan Turing e Stephen Hawking sono i più recenti membri di una lista di scienziati che hanno conquistato il grande schermo, con risultati altalenanti (nonostante l’Oscar a Eddie Redmayne per La teoria del tutto) a causa dell’eterno conflitto fra necessità drammaturgiche e attendibilità storico-scientifica. In molti casi, infatti, le loro personalità e le vicende di cui sono stati protagonisti sono state adattate secondo lo stereotipo dominante dello scienziato, che lo vuole geniale ed eccentrico ma anche socialmente distaccato se non addirittura inetto.

Ma il mondo del cinema è anche ricco di scienziati inventati, che il più delle volte sono del tutto in linea con tale stereotipo – con alcune notevoli eccezioni – e la cui credibilità scientifica è spesso traballante, a volte ai limiti del ridicolo.

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Da Endor a Turing. Gli stereotipi narrativi di cui potremmo fare a meno

Da Wired, 9 gennaio 2015

Foto: NPS Photo

Imponenti sequoie che si alzano da un sottobosco fitto di lussureggiante vegetazione. Questo lo scenario nel quale Luke Skywalker, ne Il ritorno dello Jedi, incontra la razza degli Ewok, buffe creature simili a orsetti alti meno di un metro, che lo aiuteranno nella sua battaglia contro l’Impero. La foresta mostrata nel film è quella della luna boscosa di Endor, chiamata così proprio perché interamente ricoperta di boschi. Il corpo celeste dotato di un unico ecosistema è un’ambientazione ricorrente nel mondo di Guerre Stellari ed è, in generale, un vero e proprio classico della space opera. In un articolo su io9, James Whitbrook li chiama pianeti a uso singolo e li include in una lista di stereotipi che gli autori di fantascienza e fantasy potrebbero smettere di usare.

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Il martello e i gravitoni

Da Wired, 14 novembre 2014.

Thor lo maneggia disinvolto, lo appende all’attaccapanni, lo lancia e lo riprende al volo. Stiamo parlando del Mjolnir, il mitico martello usato in battaglia dal dio del tuono. E solo da lui. O meglio, solo da chi è ritenuto degno di brandirlo. Una clausola, questa, stabilita da Odino in persona, per evitare che un’arma così devastante finisse nelle mani sbagliate. Ma qual è la spiegazione scientifica del funzionamento del martello?

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