Gli spazi bianchi sulla mappa

ZuidpoolCi volevano le vacanze per ridare fiato al mio bisogno di narrativa, arenatosi chissà dove fra un articolo, un’intervista e l’ennesima revisione dell’ennesima tesi. Ci volevano le vacanze e Michael Chabon.

Doveva chiamarsi Ebrei con la spada, poi Chabon ha optato per Gentlemen of the road, che in italiano è infine diventato Cronache di principi e viandanti. Di solito contesto le traduzioni dei titoli stranieri – in genere di film – che si scostano troppo dall’originale, ma qui mi sono trovato davanti a una fortunata eccezione. “Cronache” è una di quelle parole in grado di piombare nel mio immaginario e rimettere in moto tutti i suoi macchinari, spingendoli a pieno ritmo. È una parola che evoca grandi imprese, viaggi, conflitti, inganni, che celebra eroi e antagonisti, vittime e carnefici, amici e traditori. È una delle parole più infarcite di avventura che mi venga in mente. E Cronache di principi e viandanti è esattamente questo: un’avventura, sospesa fra ironia, epica e malinconia, con personaggi che Chabon tratteggia con poche, splendide pennellate e che, pur restando nei canoni del genere, sono vivi e caratteristici, ben lontani dalla solita riproposizione dei soliti stereotipi. Il solo difetto che ho imputato a questo libro è di essere volato via in un amen.

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Il multiverso di Coherence

A ottobre, Oggiscienza ha ospitato uno speciale sulla scienza nella fantascienza e mi hanno chiesto di scrivere qualcosa. Io mi sono fatto prendere la mano e ho prodotto un po’ di roba, che ora ripropongo qui. Il quinto pezzo è la recensione di Coherence, di James Ward Byrkit, premiato al festival della fantascienza di Trieste.

McGuffin?

Una cometa, otto personaggi e il gatto di Schrödinger. Questi, insieme a una buona dose di bravura, gli ingredienti con cui James Ward Byrkit ha confezionato Coherence, film di fantascienza low-budget che si è aggiudicato il premio Wonderland al Trieste Science+Fiction.

Quattro coppie di amici si ritrovano per una cena. Si abbracciano, scherzano, e si scambiano aneddoti come fa chi si conosce da tempo e ha condiviso molto. Sullo sfondo, accennato e commentato con vaga curiosità dai protagonisti, c’è il passaggio di una cometa, più vicina del solito al nostro pianeta. Nonostante qualche momento di nervosismo e l’affiorare di qualche rimpianto, la cena procede e crea nello spettatore quella tensione da evento imminente che dà ritmo a tutto il film.

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Quando la fantascienza smette di interrogarsi

A ottobre, Oggiscienza ha ospitato uno speciale sulla scienza nella fantascienza e mi hanno chiesto di scrivere qualcosa. Io mi sono fatto prendere la mano e ho prodotto un po’ di roba, che ora ripropongo qui. Il quarto pezzo è la recensione di Index Zero, di Lorenzo Sportiello, premiato al festival della fantascienza di Trieste.

Sorridete, avete vinto un premio

Un uomo e una donna arrancano attraverso un paesaggio desolato. Luci e colori plumbei, poche scarne parole, edifici fatiscenti. L’inizio di Index Zero – il film di Lorenzo Sportiello che ha appena vinto il premio Méliès d’Argent al Trieste Science+Fiction – è efficace, evocativo e ben diretto. Soprattutto, rappresenta una vera rarità: un film di fantascienza italiano. L’ultimo di cui si ha memoria è l’eccellente Nirvana di Salvatores, del 1997.

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Distopico o ottimista? Il futuro visto dalla fantascienza

A ottobre, Oggiscienza ha ospitato uno speciale sulla scienza nella fantascienza e mi hanno chiesto di scrivere qualcosa. Io mi sono fatto prendere la mano e ho prodotto un po’ di roba, che ora ripropongo qui. Nel terzo pezzo mi sono lanciato in un dibattito su come la fantascienza sta raccontando il nostro futuro.

Per un futuro migliore

Possiamo immaginare una via verso un futuro migliore?

Per rispondere a questa domanda, lo scorso 2 ottobre si è riunito a Washington un eterogeneo mix di persone: dal direttore dell’ufficio innovazione della DARPA all’autore di Futurama, dalla fondatrice di SyFy Channel alla chief scientist della NASA. E poi professori, scrittori, giornalisti, che per una giornata si sono chiesti come la fantascienza può aiutarci a creare un futuro di cui i nostri discendenti possano andare fieri.

Ispiratrice dell’evento è stata Hieroglyph, un’antologia di racconti a sua volta ispirata da un articolo di Neal Stephenson del 2011, nel quale lo scrittore americano lamentava la stagnazione dell’innovazione odierna, secondo lui dovuta alla nostra preferenza per il guadagno a breve termine e alla sempre minor propensione ad assumersi rischi.

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