L’uomo, la natura, il cambiamento. La Trilogia dell’Area X

Da Oggiscienza, 25 novembre 2015

Lungo la costa meridionale della Florida, affacciato sul Golfo del Messico, si trova il St. Marks National Wildlife Refuge, un’area di circa 280 metri quadrati ricca di paludi, ruscelli e fiumi, che ospita orsi, serpenti, alligatori e una grande varietà di uccelli. Oltre a uno dei fari più vecchi dello Stato. Un luogo che Jeff VanderMeer conosce bene, avendone esplorato i boschi e gli acquitrini per 17 anni. Un luogo che ha giocato un ruolo fondamentale nella creazione dell’Area X, la vera protagonista della Southern Reach Trilogy, tradotta e pubblicata da Einaudi nel corso del 2015 come Trilogia dell’Area X.

VanderMeer è un prolifico e affermato scrittore americano, vincitore di svariati premi – come il Nebula, il BFSA e tre World Fantasy – nell’ambito della letteratura fantastica. A lui e a sua moglie si deve la prima definizione di un genere, il new weird, di cui VanderMeer è uno dei principali esponenti e che affonda le sue radici nelle opere di autori come Lewis Carroll e Howard Phillips Lovecraft.

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La lotta alle pandemie, fra gioco e narrazione

Da Oggiscienza, 11 novembre 2015

02a - Chris Norwood

Quella della malattia globale è una paura diffusa nella nostra società. Una paura che si riflette nelle tante storie che hanno a che fare con il propagarsi di un morbo, che sia quello realistico raccontato da Steven Soderbergh in Contagion, quello fantascientifico del Pianeta delle scimmie o quello sovrannaturale delle tante epidemie zombie o dei vampiri di The Strain. Una paura che ci piace esorcizzare leggendo storie post-apocalittiche dove l’umanità è stata messa in ginocchio da un virus, o guardando film e serie tv che raccontano l’angoscia di una lotta contro un nemico invisibile. O magari anche affrontando e sconfiggendo queste malattie in un gioco. Proprio questa è l’idea alla base di Pandemia, una fortuna serie di boardgame inventata da Matt Leacock nel 2007 ed edita in Italia da Asterion.

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Ritorno al futuro. Quando la narrativa prevede la scienza

Da Oggiscienza, 23 ottobre 2015

back-to-the-future

Dai libri ai film, dai fumetti alle serie televisive, fino ad arrivare ai videogiochi, la scienza è sempre più presente in un’ampia varietà di forme narrative. Una tendenza che rispecchia l’evoluzione del rapporto fra scienza e società, e che evidenzia timori e speranze legate all’incalzante progresso scientifico-tecnologico di cui siamo spettatori e protagonisti. Gli autori contemporanei sono immersi in un contesto nel quale la scienza è pervasiva e le storie che essi producono non possono che esserne influenzate.

Da un lato, infatti, c’è il forte bisogno di riflettere sui cambiamenti del mondo in cui viviamo, caratterizzato dalle continue scoperte sulla nostra natura biologica, sul nostro impatto ecologico e sulla struttura fisica del nostro stesso universo, per non parlare del flusso continuo di innovazioni tecnologiche. Dall’altro c’è l’altrettanto forte necessità di raccontare vicende che risultino credibili ai lettori e spettatori odierni; le teorie e le conoscenze scientifiche possono infatti diventare un eccellente strumento narrativo, sia come fonte di creatività sia per dare solidità e coerenza a una trama.

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Il multiverso di Coherence

A ottobre, Oggiscienza ha ospitato uno speciale sulla scienza nella fantascienza e mi hanno chiesto di scrivere qualcosa. Io mi sono fatto prendere la mano e ho prodotto un po’ di roba, che ora ripropongo qui. Il quinto pezzo è la recensione di Coherence, di James Ward Byrkit, premiato al festival della fantascienza di Trieste.

McGuffin?

Una cometa, otto personaggi e il gatto di Schrödinger. Questi, insieme a una buona dose di bravura, gli ingredienti con cui James Ward Byrkit ha confezionato Coherence, film di fantascienza low-budget che si è aggiudicato il premio Wonderland al Trieste Science+Fiction.

Quattro coppie di amici si ritrovano per una cena. Si abbracciano, scherzano, e si scambiano aneddoti come fa chi si conosce da tempo e ha condiviso molto. Sullo sfondo, accennato e commentato con vaga curiosità dai protagonisti, c’è il passaggio di una cometa, più vicina del solito al nostro pianeta. Nonostante qualche momento di nervosismo e l’affiorare di qualche rimpianto, la cena procede e crea nello spettatore quella tensione da evento imminente che dà ritmo a tutto il film.

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