Quando la fantascienza smette di interrogarsi

A ottobre, Oggiscienza ha ospitato uno speciale sulla scienza nella fantascienza e mi hanno chiesto di scrivere qualcosa. Io mi sono fatto prendere la mano e ho prodotto un po’ di roba, che ora ripropongo qui. Il quarto pezzo è la recensione di Index Zero, di Lorenzo Sportiello, premiato al festival della fantascienza di Trieste.

Sorridete, avete vinto un premio

Un uomo e una donna arrancano attraverso un paesaggio desolato. Luci e colori plumbei, poche scarne parole, edifici fatiscenti. L’inizio di Index Zero – il film di Lorenzo Sportiello che ha appena vinto il premio Méliès d’Argent al Trieste Science+Fiction – è efficace, evocativo e ben diretto. Soprattutto, rappresenta una vera rarità: un film di fantascienza italiano. L’ultimo di cui si ha memoria è l’eccellente Nirvana di Salvatores, del 1997.

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Fidati di me, ‘gnurant

Sulla Lettura del Corriere di oggi c’è un articolo di Stefano Gattei sull’annoso tema “scienza vs. pseudoscienza”. Si parla della necessità di rispettare determinate regole – sia per tutelare i malati dalle truffe, sia per evitare gli sprechi di denaro pubblico – con ampio riferimento al caso Stamina. Poi si allarga il tiro, citando il recente libro di Massimo Pigliucci e Maarten Boudry, dal titolo più che eloquente: Philosophy of pseudoscience. Recondidering the demarcation problem. Fra i tanti aspetti affrontati dai due studiosi, Gattei ne sottolinea uno particolarmente interessante: l’accettazione della pseudoscienza non è solo una questione di ignoranza scientifica ma coinvolge anche

“le fallacie in cui incorre frequentemente il linguaggio comune, i pregiudizi cognitivi e il ruolo svolto dall’ideologia”.

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Circonvenzione di incapace

Qualche sera fa, invece di svagarmi giocando a The Walking Dead, mi sono fatto trascinare in due accese discussioni su Facebook. La prima era sulle primarie PD ed era stata scatenata da un’amica indecisa in cerca di spunti di riflessione pre-elettorali. Ne è seguito un confronto fra sostenitori di Renzi e Civati (Cuperlo non pervenuto) e a un certo punto qualcuno ha tirato fuori un argomento che si può riassumere così: Renzi pensa più a comunicare che ai contenuti. Come Berlusconi. A prescindere dalle simpatie politiche, che non c’entrano nulla con l’argomento di questo post, c’era qualcosa che non mi tornava in questo ragionamento, ma non capivo cosa.

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